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martedì 28 giugno 2011

Le meraviglie di Pantalica, tra natura e storia

Necropoli Pantalica
Pantalica, molto probabilmente la leggendaria Hybla dove regnava il re Hyblon, domina dall’alto il medio corso del fiume Anapo, che nasce nella parte più alta del tavolato ibleo, sul monte Lauro, e da qui inizia la sua corsa verso il mare attraverso paesaggi di suggestiva bellezza. Anapo in greco vuol dire invisibile in quanto il fiume ha la caratteristica di ingrottarsi e riapparire qualche chilometro più a valle.
 Pantalica  è oggi oltre un’area di suggestiva bellezza un sito archeologico di primaria importanza. Con oltre 5.000 tombe scavate nella roccia,  è la più grande necropoli della tarda età del bronzo, tanto da essere inserita dall’Unesco nella prestigiosa World Heritage List.
Fiume Anapo
Questa cava è l’unica degli Iblei ad essere stata antropizzata per quasi tutto il suo percorso, grazie alla costruzione, agli inizi del secolo, della ferrovia Siracusa – Vizzini – Ragusa. Nel 1943 la ferrovia fu requisita dagli Alleati che la utilizzarono per far  pervenire vettovagliamenti e munizioni a Palazzolo Acreide, ultima roccaforte rimasta in mano ai tedeschi. Dopo la guerra il trenino continuò la sua corsa fino al giugno 1956, fu poi soppresso, malgrado le numerose voci levatesi per il suo mantenimento. Quelli successivi furono gli anni più indecorosi per la Valle dell’Anapo.
Oggi la forestale di Siracusa gestisce in modo egregio la Riserva che viene vigilata giorno e notte; i turisti possono visitarla a piedi.
La vegetazione, così come in tutte le altre cave iblee, è esuberante e ricca di specie per l’elevato grado di umidità e per la concomitanza di favorevoli fattori microclimatici nonché microambientali. Sui fianchi della cava domina la lecceta e nei costoni più soleggiati il carrubo, l’oleastro, il lentisco, l’alaterno e il terebinto. Da sempre, inoltre, il terebinto (Scornabeccu per la popolazione del luogo) sugli Iblei è stato considerato il miglior – porta innesto del pistacchio.


Scorcio sul fiume
Nei pressi di muretti a secco o nei posti più asciutti della cava vegeta il bagolaro (Minnicucc).  Dal legno, flessibile e resistente, se ne ricavano manici di frusta, aste di carretti e ruote; veniva inoltre impiegato nelle linee ferroviarie e per ricavare una tintura gialla, dalle radici e dalla corteccia.
I pianori della Valle dell’Anapo sono privi di vegetazione arborea poiché da millenni i disboscamenti e gli incendi hanno trasformato questi suoli in aride garighe. E’ questo il regno delle orchidee selvatiche, tra le quali alcune rare o endemiche come l’Orchys Biancae.
Già nell’antichità Tucidide e Plutarco esaltarono l’aroma e la bontà del miele degli Iblei, in special modo quello prodotto dal timo. La Valle dell’Anapo offre ai molteplici visitatori spaccati di diversità biologica non indifferenti durante tutti i periodi dell’anno: per favorire una maggiore comprensione della didattica ambientale, nella stanzioncina di Pantalica, la Guardia Forestale ha realizzato un piccolo museo etnologico – naturalistico. Chi visita la valle in estate potrà gustare i fichi selvatici. E’ importante però non addormentarsi mai all’ombra di questa pianta perché, come narra una vecchia leggenda siciliana, in sogno potrebbe apparire una signora vestita di nero che porge un coltello; se il malcapitato lo prende dalla lama saranno sventure e guai, se invece lo riceve dal manico, allora la fortuna sarà a portata di mano.
Il sito ospita una fauna altrettanto varia e ricca. Nel letto del fiume nuota e caccia l’elegante biscia d’acqua (in dialetto Vìsina). Questo innocuo serpente dal manto scuro ha fatto nascere, sugli Iblei, le numerose leggende sulla Coloriva. Narrano i contadini che questo animale sia un serpente gigantesco, che superi i due metri di lunghezza e si avvicini frequentemente alle masserie dove preda indistintamente capre, agnelli, bambini. In questo racconto l’unica verità è la lunghezza del serpente, cioè 2 metri; è questa infatti la misura massima che può raggiungere la femmina di biscia d’acqua non più feconda, il resto è tutta fantasia popolare, visto che la biscia è un animale innocuo e, disturbato, fugge all’istante, al contrario, se catturata, inizia a secernere delle sostanze maleodoranti che invitano a lasciarla libera.


Abitazione arcaica
Chi caratterizza la fauna sono senz’altro gli uccelli che hanno scelto la valle dell’Anapo come sito di nidificazione o via di transito. Sull’Anapo vivono scriccioli, merli, martin pescatori e le irrequiete ballerine gialle. Può succedere che, percorrendo la vecchia ferrovia, capiti di scorgere all’improvviso un grosso uccello, dall’aspetto vagamente simile a quello di un gallo che procede a scatti sull’acqua o pascola lungo le rive del fiume: non ci sono dubbi, si tratta della gallinella d’acqua. Questa bestiola, appartenente alla famiglia dei Rallidi, ha carattere molto riservato, la vita che conduce è spesso in forma tanto appartata da rendere difficoltosa la conoscenza delle sue abitudini. Nel cielo della valle dell’Anapo sfreccia il falco pellegrino e vivono anche la poiana, il gheppio e il rarissimo lanario. Una folta colonia di corvi imperiali si sposta fra le forre più inaccessibili della cava, le enormi sagome di questi uccelli un tempo erano temute dai contadini perché si temeva portassero sventura. Poche specie di uccelli hanno una cattiva fama come i Corvidi per quanto riguarda gli influssi magici negativi che essi eserciterebbero sulle persone e sugli avvenimenti; solo i gufi e le  civette possono reggerne il confronto. Le leggende sui corvi hanno origini molto antiche: già Plinio riferiva della credenza popolare secondo la quale le donne gravide partorirebbero dalla bocca se solo mangiassero un uovo di corvo.


Come arrivare:


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